Con vivo piacere ospitiamo la lettera del Dott. Carlo Santini pubblicata su “L’Avvenire” di martedì 9 marzo 2021.
La Presidenza di Convergenza Cristiana3.0
Caro direttore,
guardo in TV una fiction. Una scena mostra un colloquio fra la protagonista e una sua amica. Due donne
mature, quarantenni. L’amica confida di temere di essere incinta. E’ preoccupata; alla sua età è intimorita
dalla prospettiva di doversi svegliare di notte, di dover cambiare i pannolini. “ ma tu, lo vuoi tenere questo
bambino? “, chiede la protagonista. La risposta è negativa ma, se fosse una bambina, ci potrebbe fare un
pensierino. E’ terribile la superficialità con la quale viene messa in scena una situazione in cui due donne
mature parlano di aborto. Come se la soppressione di una vita nascente fosse una decisione banale, che
spetta, sempre e comunque a ogni donna, e della quale, al massimo, si può parlare con un’amica con la
stessa naturalezza con la quale si potrebbe discutere sul taglio o sul colore dei capelli. E’ solo una fiction, si
dirà. Certo. Ma il messaggio che arriva a telespettatori e a telespettatrici è chiaro e inequivocabile: l’aborto
è una banalità e val bene qualche ora di sonno e il fastidio di pulire un bambino. La fiction è “ Le indagini di
Lolita Lobosco “ e la puntata alla quale mi riferisco è andata in onda la sera della vigilia della “ Giornata
della donna “. Chissà, forse è questa la ragione che potrebbe aver indotto gli autori della serie TV proposta
dal servizio pubblico a ipotizzare di risparmiare il feto, se fosse stato quello di una bambina!
Carlo Santini, Roma
(il giornale fa seguire questo breve commento del Direttore: Una noncuranza infelice in prima serata, caro
dottor Santini, che non rispetta la vita nascente e neppure le donne. Che tristezza. Mt.