Alla fine è divenuto inevitabile che il passaggio di mano al Nazareno abbia portato alla luce definitivamente la crisi dei cattolici che si trovano ora a dover militare nel partito della Schlein. La fusione a freddo tra il Popolarismo da un lato e socialismo di matrice marxista e materialista dall’altro non è riuscita. Hanno dovuto oggi alzare bandiera bianca alcuni che nel 93 pensarono di poter ridare vigore e smalto alla storia, agli ideali ed alla tradizione del cattolicesimo democratico attraverso la fecondazione in provetta di un nuovo partito. Altri invece immagina oggi un futuro che riscriva il passato margheritino rigenerato in salsa popolare e amalgamato da una nuova parola magica: “pluralismo”.
Non miglior fortuna d’altra parte hanno goduto quanti dal versante opposto, hanno pensato di salvare un passato glorioso, cercando rifugio all’ombra della destra. La subalternità non paga mai ed il punto di arrivo del doloroso trentennio dei cattolici che hanno militato in quel versante, è stata la irrilevanza politica e – peggio – la insignificanza elettorale.
Un’unica grave deficenza ha tuttavia accomunato entrambe le anime di coloro che nel bene o nel male si sono eretti ad eredi della Democrazia Cristiana: non aver percepito e metabolizzato in chiave politica i pericoli ed i danni del progetto anticristico costruito dal capitale globale concentrato in poche e potentissime mani; un Leviatano potente ed insaziabile e perciò nefasto.
Sbricciolatosi il muro di Berlino e venuta giù con esso l’utopia marxista, ha iniziato a prendere sempre più forza e consistenza il progetto di un “Grande Reset” globale del tutto avulso dal progetto di Dio. Purtroppo non sono stati i partiti di ispirazione cristiana a efficacemente contrapporsi. Non si è vista una strategia di contrasto al “turbocapitalismo globale” postosi alla testa della costruzione di un governo mondiale, transumanista e radicalmente ateo. I cattolici impegnati in politica hanno piuttosto dato l’impressione di subire senza riuscire a comprendere.
E’ stata invece la parte più viva e sensibile della Chiesa e del suo laicato a percepire i pericoli della grande apostasia incombente ed ad ergersi contro. Con sorpresa di molti è apparsa prima ed ha iniziato a gonfiarsi poi, giorno dopo giorno, una brezza che ha riempito le vele del cattolicesimo politico e sociale, sospingendolo verso la rotta sicura di un nuovo splendido ideale: il ritorno alla regalità sociale di Cristo anche e soprattutto nel nostro mondo post moderno. Ecco nascere e fiorire un movimento spontaneo sostenuto da profonde convinzioni e da solidissime radici, impegnato con tutte le proprie forze al ritorno al primato di Dio anche nella dimensione sociale. Un ambizioso progetto per la edificazione di una novella “Civitas Dei”, naturalmente in termini spirituali e non certo in termini giuridici e istituzionali.
Significativamente e come sempre nella storia, ogni movimento di rinnovamento spirituale è ancorato ed al contempo sospinto dal pensiero e dalla spiritualità di un Padre della Chiesa. Ecco allora che in parallelo allo spegnersi della luce dei partiti di ispirazione cristiana nati il secolo scorso è diventata ogni giorno più fiammeggiante la luce della potente riflessione del grande dottore della Chiesa dei nostri tempi, il Papa Benedetto XVI. Una riflessione originale sviluppata rigorosamente in discontinuità con un passato ormai consumato, ma anche nella rigorosa continuità ideale e di pensiero con quei teologi che teorizzarono il così detto ‘Agostino medievale’.
Come lo scriba saggio del Vangelo, Benedetto XVI ha tirato fuori dalla sua bisaccia tre gioielli antichi: Agostino, Tommaso d’Aquino e Bonaventura di Bagnoregio. Ma ha tratto anche preziosi gioielli nuovi illustrati in un lungo e ricchissimo magistero che voglio sintetizzare in un semplice asserto consegnato alla contemporaneità: “Una società che volta le spalle a Dio perde di senso”. Asserto poi ben articolato in più interventi ma soprattutto in uno degli ultimi ”. In un mondo senza Dio non può esserci altro che un mondo senza senso. Infatti da dove proviene tutto quello che è? In ogni caso sarebbe privo di fondamento spirituale. In ogni caso ci sarebbe e basta e sarebbe privo di qualsiasi fine e di qualsiasi senso. Non ci sarebbe più criterio del bene e del male. Dunque avrebbe valore unicamente chi è più forte. Il potere diviene allora l’unico principio. La verità non conta, anzi non esiste. Solo se le cose hanno un fondamento spirituale, solo se sono volute e pensate. Solo se c’è Dio creatore che è buono e vuole il bene, anche la vita dell’uomo può avere un senso. (Benedetto XVI a Klerusblatt – Corriere della Sera del giorno 11 Aprile 2019). Per chi volesse andare ancora un po’ più a fondo rinvio ai due basilari discorsi, o meglio detto, alle due “Lectio Magistralis” tenute a Westminster il 17 Settembre 2010 ed al Bundestag il 22 Settembre del 2011. Ma impossibile ignorare anche il discorso rivolto ai Vescovi Usa il 19 Gennaio 2012.
La potente riflessione di Benedetto XVI e il movimento spirituale che ne è originato, si è caratterizzato nella lotta per l’affermazione della signoria sociale di Cristo. Inevitabile che ‘per transitiva’ si materializzasse all’improvviso ‘la questione cattolica’ in Italia ed in Europa, ma direi in tutto il mondo. Come ai tempi di Leone XIII due universi, due sensibilità, due culture sono venuti all’improvviso a fronteggiarsi, e nel confronto si sono alfine chiarite le cose. Il duro contrasto ha reso impossibile celare ‘la questione cattolica’, quasi fosse la polvere infilata in fretta e furia sotto il tappeto mentre gli ospiti illustri salgono le scale.
La sentenza sul caso Bolton ha vanificato ogni tentativo di nascondere la realtà perché addirittura la Suprema Corte americana ha stabilito che il diritto all’aborto non è un diritto riconosciuto dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America. In Italia il successo della manifestazione del ‘Family Day’ al Circo Massimo contro la legge a favore dei Dico aveva già acclarato in modo lampante la frattura irreversibili tra i due mondi. Ma la questione ha ormai raggiunto gli onori della cronaca posto che è di questi giorni un sondaggio che ha sorprendentemente rivelato che un elettore su quattro desidera la nascita di un ‘partito cattolico’. Un dato statistico che ha messo fuori gioco definitivamente le posizioni di quei cattolici impegnati in politica ma con lo sguardo rivolto al passato ed in parallelo ha reso fulgide e chiare le ragioni di quanti, totalmente incompresi, già da tempo avevano percepito che nelle corde profonde della società italiana ed europea, e non solo, stesse prendendo quota la domanda di un ‘partito cattolico’. La questione è importante e va analizzata nelle sue diverse prospettazioni.
Meritoria in sommo grado l’eredità del cattolicesimo democratico che nel secondo dopoguerra ha riportato i cattolici nell’alveo della Democrazia costituzionale divenendo determinante per la ricostruzione dell’Italia prima e del miracolo italiano poi. Ma lo schianto fragoroso e doloroso con il quale quella esperienza è malamente deragliata nel 93 ha messo fuori gioco e per un tempo lungo che ancora dura, gli eredi del Popolarismo. E’ bene che nessuno si faccia illusioni su questo scansando con “nonchalance” l’inappellabile responso delle urne.
Non meno meritorio il filone nascosto ma tutt’oggi ben vivo di quello che io chiamo “cattolicesimo repubblicano”, di quei cattolici cioè, i quali come buoni cittadini seguendo Paolo al capitolo 13 della lettera ai Romani hanno sempre e comunque anteposto la fedeltà allo Stato ed il rispetto della legge agli interessi di parte.” Quindi chi si oppone all’autorità si oppone all’ordine stabilito da Dio” (Rm. cap.13 vs. 2). E’ stato il loro impegno civile che ha realizzato storicamente e concretamente l’unità dell’Italia, rendendola quindi definitiva ed irreversibile nelle trincee del Carso e nelle steppe del Don. Sono quei cattolici che oggi sostengono lealmente il partito repubblicano e conservatore di nuovo conio uscito dalle elezioni del 2022. Ma non sono loro quelli che possono costruire e garantire il futuro e l’ordinato proiettarsi in avanti del cattolicesimo politico e sociale.
La violenta rottura tra fede e ragione e la conseguente inevitabile “perdita di senso” di una società che ha cancellato Dio dal proprio orizzonte ha fatto invece nascere e prendere forza alla componente di quelli che voglio chiamare i ‘cattolici intransigenti’. Di quei cattolici che ieri rimasero fedeli al Papato difendendo al contempo i ceti poveri calpestati dallo Stato Sabaudo nella splendida stagione dell’Opera dei Congressi che oggi – in quadro storico totalmente mutato, – egualmente perseverano nella fedeltà alla Chiesa ed al suo Magistero secolare, in una con la difesa intransigente dei più deboli quali per esempio il concepito ancora non nato.
Gli intransigenti di oggi: coloro che lottano per un ritorno della società a Dio ma attraverso il rispetto della persona e dunque del metodo democratico e dell’irrinunciabile principio del primato della libertà. La laicità dello Stato democratico è fuori discussione e non è lecito a nessuno attutire la forza dell’insegnamento evangelico: ‘date a Cesare ciò che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio’. Ma in questi tempi nuovi la parola che gli intransigenti si propongono di vivere e far vivere è un’altra, quella del Buon Gesù a Pilato: “Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse dato dall’alto; perciò che mi ha consegnato nelle tue mani ha un peccato ancora maggiore” (Giov. 19 vs. 4-15). La dimensione religiosa del potere e la connessa responsabilità che ne deriva in chi lo esercita ed in chi lo conferisce attraverso i voto: questo è oggi il nodo da sciogliere.
Ora con l’arrivo sul proscenio della Schlein e con l’avvio della galoppata inarrestabile del ‘progetto del Grande Reset’ ha preso forma un governo mondiale di pochi lanciati a perdifiato nella sconfinata prateria dei diritti soggettivi illimitati. Ma ha preso forma anche il modello politico alternativo proposto dai “cattolici intransigenti” e non si può non prenderne atto: la signoria anche sociale di Cristo.
E’ giunto il momento di una nuova sintesi politica e di una nuova progettualità complessiva che parta da una chiara visione antropologica dell’uomo e del mondo fondata su Dio. Questo è ormai chiaro.
Tre ‘caveat’ però vanno da subito messi sul tavolo di quanti lodevolmente si stanno impegnando per la costruzione di un nuovo soggetto politico fortemente identitario in senso cristiano.
Se il nemico da battere è il nuovo Moloch autoritario e dispotico di un capitale globale impegnato ad imporre un modello transumanista e post moderno, allora il modello da contrapporre ed al quale ispirarsi è quello del cattolicesimo liberale. Il modello di quei cattolici, anche loro poco compresi, che optarono per Giolitti prima per eliminare le derive autoritarie dei governi Pelloux e Crispi e che poi nel 1919 optarono di nuovo ed invano per Giolitti pur di evitare l’avvento del fascismo. Parlo dei cattolici liberali che infine riuscirono a prevalere nella stagione felice e solida del centrismo Degasperiano e da ultimo con Moro nel difficile esperimento del centro sinistra. Un modello da rimeditare e capire a fondo rideclinandolo oggi in tempi di ‘global sharing’ e di Deep State’ in chiave liberale.
Ma se questo è vero, ed è vero, ecco il secondo caveat. Nessuno si illuda che un sistema elettorale proporzionale, per quanto auspicabile, possa far rinascere un partito di centro fortemente identitario in senso cristiano. Dopo l’arrivo della Schlein al Nazareno, il bipolarismo è e sarà una realtà destinata a durare molto a lungo per il semplice motivo che la divisione che già c’è e che si approfondirà, non è e non sarà sui temi economici e sociali, ma sarà invece sui valori fondanti di una società, cioè sui temi antropologici. Ci sarà invece convergenza sui temi economici perché per arginare e contenere la crisi economica drammatica che ci sovrasta sarà gioco forza la unità tra destra sinistra nel solco del più nobile trasformismo. La frattura sarà invece ineliminabile sui temi antropologici e sarà traumatica e purtroppo irreversibile. Non sarà il sistema proporzionale a poter correggere questo incipiente ed inarrestabile strabismo politico che la conquista del Nazareno da parte della Schlein ha reso definitivo. Occorrerà scegliere.
Pacifico allora che il “partito cattolico”fiorirà e crescerà all’interno del polo moderato e liberale dove trova ed ha trovato almeno parzialmente naturale corrispondenza e comprensione. Il cattolicesimo liberale non potrà amalgamarsi e far fiorire l’italia con nulla che ricordi il radicalismo della nuova classe dirigente della sinistra. E’ bene che i Popolari ne tengano conto e se ne facciano una ragione.
Il terzo ‘caveat’ riguarda invece la politica estera che notoriamente ha la prevalenza sulla politica interna. Ed è un ‘caveat’ rivolto a quei cattolici che contrastando con lungimiranza, con coraggio e con forza la perfida azione del “Gran reset” guardano con simpatia a Putin e Kirill i quali hanno fatto della crisi dell’occidente e della sua decadenza morale una bandiera che giustifichi tutto. Non è più celabile la contraddizione violenta tra quanto da quelle parti si proclama a difesa dei valori cristiani che il decadente occidente avrebbe travolto ed il disprezzo assoluto ed anticristiano mostrato a piene mani nei confronti della vita umana, dei diritti dei minori e di inermi ed incolpevoli civili, esondato ormai nel genocidio.
Attenzione dunque! Come nel 1943 e poi nel 1993 anche nel 2022 la storia ha iniziato a percorrere uno stretto tornante e tutto sta cambiando. Non è lecito sbagliare e voltarsi all’indietro pena diventare una statua di sale.