Alcuni importanti e significati avvenimenti politici, scollegati solo in apparenza, sono venuti avanti negli ultimi mesi dell’anno che ci ha appena lasciato. Innanzi tutto le elezioni presidenziale americane e la vittoria superiore ad ogni attesa del repubblicano Trump. Ma è fatto di non secondaria importanza anche il siluramento del Ministro della Difesa Gallant in Israele da parte del Primo Ministro Netanyahu in parallelo al mandato di cattura internazionale spiccato contro entrambi. In Europa poi sono ben visibili i bagliori della crisi politica tedesca con la fine del Governo socialista guidato da Olaf Scholz in uno con la incertezza sul futuro del Governo spagnolo di Pedro Sanchez. Più che critica poi la situazione politica francese. Analisi a sé merita la crisi siriana la quale ha aperto un nuovo capitolo nel grande libro degli equilibri politici mediorientali. Sta infine in bella evidenza la dirompente situazione Ukraina dove dopo decenni di pace ha fatto irruzione una guerra drammatica nel cuore dell’Europa ben accompagnata da violenze inaudite. Mi esimo per il momento di completare l’elenco dei più significativi avvenimenti politici di un mondo ormai unito ed unificato dalla tecnica e dalla comunicazione, tralasciando di esaminare gli avvenimenti pur importanti che stanno maturando in Africa e nell’indopacifico.
Per molti analisti un primo filo rosso che unisce queste l’insieme di vicende sta nel diffuso e generalizzato timore per il futuro che esse hanno generato con la diretta conseguenza di una marcata esigenza di stabilità e sicurezza cui ha fatto seguito una rapida ed indistinta spinta verso posizioni moderate e conservatrici. Questa analisi coglie certamente una parte di verità ma è insufficiente.
Non tutti hanno percepito l’apporto decisivo alla vittoria di Trump di quell’elettorato cattolico, cristiano e luterano che è da sempre severo e geloso custode dell’eredità dei padri pellegrini della Mayflower ed arbitro elettorale nelle sterminate pianure dell’ovest. Questo elettorato andando oltre le preoccupazioni economiche, ha rifiutato le politiche woke, transgender ed abortiste della Harris e dei mondi che le sostengono: le potenti lobby economiche e gender, unite per vie trasversali alle voci osannanti di cantanti e stelle di Holliwoodiane.
Del pari in Israele, è ormai evidente che un duro scontro sotterraneo si è concluso approdando ad una opzione finale e radicale: chiudere i conti in modo definitivo ed a qualsiasi costo con quella repubblica islamica che vuole cancellare Israele ma forse anche tutto l’occidente dalla carta geografica e dalla storia.
Nei territori al di là del Danubio infine l’oltranzismo nazionalista russo sorretto da una autocrazia in nulla diversa da quella staliniana, si è autoimposto il mandato messianico di ricostruire il grande impero zarista ed ortodosso, anche al prezzo di una guerra che è alla fine guerra di religione e fuori dal tempo.
Ecco delinearsi un secondo filo rosso che lega tutti i movimenti magmatici che affiorano dalle viscere profonde della storia e che rimandano alla dimensione religiosa dei conflitti che sono sotto i nostri occhi. E quì senza scomodare Max Weber si arriva ad un passaggio fondamentale che interpella direttamente i cristiani ed in special modo i cattolici. Riappare dal passato e torna alla ribalta in modo prepotente il ruolo del cattolicesimo politico e sociale quale componente insostituibile per la costruzione di una Europa unita e coesa, ma anche di un mondo ordinato, pacificato, solidale ed unificato sul piano geopolitico dai grandi ideali che hanno marcato l’impegno politico dei cattolici nel corso della storia. Dunque i cattolici quali nuovi protagonisti non più dal versante clericale della difesa dei diritti della Chiesa nei confronti dello Stato liberale e giacobino, ma dal versante non meno decisivo della edificazione della pace e della solidarietà universale tra le genti.
Ma vi è un terzo filo rosso che lega ed unisce tra loro i sommovimenti che agitano le dinamiche geopolitiche del nostro “villaggio globale”. E’ il filo rosso che si avviluppa attorno alla irrinunciabile difesa della libertà delle persone, delle comunità e delle nazioni considerate nel loro insieme. In una società mondiale complessa e prismatica quale la nostra, è divenuto terreno di frontiera critico il rispetto della persona e dei suoi diritti primo dei quali quello insostituibile della libertà. Ecco dunque che i difficili tempi che viviamo, insieme ai cattolici interpellano tutti coloro che considerano la libertà valore irrinunciabile e la sua difesa valore sacro.
Difesa però non semplice, perchè la potenza delle forze che spingono in direzione esattamente opposta è dirompente. Dopo il 93 e la caduta del muro, sono venute avanti e poi si sono affermate gradualmente ma irresistibilmente tre linee di forza che convergono tutte verso un unico punto di arrivo: il dominio di pochi e la compressione delle libertà di molti o, meglio detto, di tutti gli altri. Ad ovest una prima linea di forza illiberale si è concretizzata nel potere dispotico del mercato governato e guidato dalla grande finanza e dal profitto elevato a divinità, ma a vantaggio solo di pochi con tanto di corredo di cultura woke e transumana. Ad est una seconda linea di forza ha trovato terreno fertile nella costellazione di dittature radicali e senza anima che opprimono le opposizioni ed i dissidenti dagli Urali all’Oceano Pacifico con vaste diramazioni nel Caucaso. Nell’emisfero meridionale infine non ha bisogno di commenti la radicalità del progetto finalizzato alla cancellazione dall’orizzonte della storia di qualsiasi traccia della eredità giudaico cristiana e con essa di Israele, attraverso l’affermazione definitiva di una teocrazia tanto potente quanto illiberale ed autocratica.
Una prima conclusione cui ci portano queste considerazioni è che i tre fili rossi che abbiamo appena tratteggiato, possono divenire un unico filo d’oro che tiene insieme tutti i complessi movimenti magmatici che agitano la storia contemporanea guidandoli verso un futuro possibile di pace, ordine e benessere purchè sia rigorosamente rispettata una condizione precisa: questo filo d’oro deve essere tenuto insieme dai grandi ideali di pace, giustizia e rispetto della persona che hanno caratterizzato l’insegnamento della Chiesa cattolica negli ultimi due secoli e che sono divenuti il ‘proprium’ specifico dell’impegno e dello sforzo del cattolicesimo sociale e politico. Insegnamento che la ‘Gaudium et Spes’ ha sintetizzato in termini sorprendentemente anticipatori rendendoli vita e progetto da realizzare sulla scia dei principi elaborati, e poi resi sistema dalla Dottrina Sociale della Chiesa.
Da dove ripartire dunque? Non ho mai avuto alcun dubbio che il futuro in Italia ed in Europa debba ripartire aprendosi ad un partito cattolico, fortemente identitario e perciò libertario ma anche transnazionale ed a vocazione globale. Un partito animato, guidato e sorretto da politici che nel loro impegno si ispirino con coerenza al Vangelo ed alla Dottrina Sociale della Chiesa e siano capaci perciò di interpretare e sussumere le esigenze di tutta la cristianità ma anche di quanti sinceramente amano e sono impegnati a difendere la libertà.
L’apporto ad un progetto di tal fatta del mondo laico e democratico, quello per capirci che considera la libertà connaturale al proprio modo d’essere ed alle società economiche e civili dove si trova ad operare e talvolta a governare, è con evidenza essenziale. Dunque il nuovo soggetto identitario e transnazionale che si deve formare dovrà avere natura libertaria e liberale, una natura però costruita non sulla base di dottrine illuministe e individualiste bensì sul terreno fertile della plurisecolare tradizione e sapienza della Chiesa e della sua Dottrina Sociale.
Certo anche oggi esiste un vasto mondo cattolico il quale opera ed incide lodevolmente e concretamente nei processi sociali e culturali del nostro tempo. Ma il suo ambito di azione è limitato al solo piano del ‘pre politico’. Mi piace ricordare le attività che in Italia ed in Europa lodevolmente svolgono qualificati ed importanti ‘think tank’ cattolici quali il Centro studi Cardinal Van Thuan, il Centro Studi Livatino, ma anche i numerosi gruppi di volontariato impegnati nella difesa del più debole così come della vita nascente, in primis il net work “Diciamolo sui tetti”.
Non cito gli innumerevoli blog ed istituti di ricerca cattolici sorti spontaneamente in tutto il mondo accanto ed insieme ai molti valorosi e coraggiosi Vescovi che li sostengono. Il lavoro di questi gruppi e di questi centri di riferimento ideale e culturale è estremamente importante e tuttavia non sufficiente perché il ‘pre politico’ ha bisogno di una rappresentanza politica adeguata per crescere ulteriormente ed ulteriormente fiorire edificando così una società giusta che fiorisca dal basso.
Occorre tuttavia essere realisti. Coloro che oggi sentono di impegnarsi politicamente per la costruzione di un polo cattolico libertario e liberale da realizzare in Italia prima ed in Europa poi e quindi in tutto il ‘villaggio globale’ che invoca la pace e la libertà, sono una minoranza. E’ la minoranza che pensa che la fede non sia solo un fatto privato riconducibile alla sola coscienza individuale. Una minoranza che pensa che la Signoria di Cristo sull’Universo passi anche attraverso la Sua signoria sulle Società politiche la quale però va conquistata non per mezzo della spada bensì attraverso il consenso politico raggiunto con gli strumenti democratici propri di una società democratiche. Solo con la libertà la verità può imporsi con la certezza di non venire poi eliminata e rimossa dall’orizzonte personale e sociale delle nazioni. E questo è il punto.
Rimanendo per ora all’Europa duole constatare come le premesse non siano incoraggianti sol che si consideri l’inaccettabile tentativo francese di imporre l’aborto nella costituzione europea e come se ciò non bastasse, le opposizioni intransigenti alla proposta di costruire l’Europa fondando la sua costituzione sulle radici giudaico cristiane che le sono storicamente proprie.
Il dato incoraggiante sta invece nella constatazione che il progetto che oggi inizia a prendere corpo abbia di fatto consensi sotterranei ma estesi. In alcuni paesi questi consensi si sono trasformati in voto, come appunto in America. In altri paesi invece si sono manifestati nella insoddisfazione dell’esistente tradotto nel silenzio di un elettorato che non va a votare, come appunto in Italia.
Pochi ed essenziali ma chiari allora i punti da cui partire nella ambiziosa iniziativa politica che si va profilando per la nascita e poi l’affermazione di un polo cattolico libertario e liberale.
Il primo punto di partenza sta nella constatazione ormai non più celabile che sia in Italia sia in Europa, questo polo non potrà che fiorire e svilupparsi rimanendo all’interno dell’area moderata e coordinandosi con essa. Dunque dovrà necessariamente rimanere ben distinto dalla sinistra ed al riparo dei massimalismi sterili e velleitari declinati sul piano dei diritti civili portati all’estremo da alcuni partiti che militano da quelle parti. Massimalismi impregnati di cultura woke, trans gender, abortista e transumana. Né purtroppo una scelta di campo di tal fatta è eludibile perché è chiaro che il mondo occidentale, e non solo, è fortemente diviso se non propriamente spaccato attorno ad alcuni valori e principi non negoziabili, quali la poziorità del diritto alla vita del nascituro e la difesa intransigente della famiglia fondata sul patto di amore tra uomo e donna e dunque quale cellula naturale e vitale della società civile.
Il secondo punto di partenza, diretta conseguenza del primo, sta allora nella constatazione ormai ovvia, che è del tutto inutile e vano qualunque sforzo per tornare allo strumento elettorale proporzionale. La frattura che divide in due la società civile è oggi profonda ed insuperabile perché ha carattere culturale e affonda le radici in due diverse ed incompatibili visioni del mondo e della storia. Le elezioni europee hanno dimostrato come lo strumento elettorale proporzionale non è un qualche cosa che generi nuovi equilibri politici nella società civile, ma esattamente il contrario. In quelle elezioni le minoranze non hanno tratto significativi vantaggi dallo strumento elettorale proporzionale e sono rimaste minoranze inincidenti.
Solo nel tempo e con il mutare degli equilibri sarà possibile ricomporre una vasta area moderata democratica e fortemente identitaria in senso cattolico che divenga il perno di tutta la vita politica italiana ed europea. Ma occorrerà del tempo e molte foglie di autunno dovranno ancora cadere sotto il cielo che vide fiorire il centro cattolico e democratico sorretto dal sistema proporzionale.
L’ultimo dato di partenza, questo sì irrinunciabile, da cui muovere per concretizzare il progetto politico che abbiamo appena abbozzato, sta nel rispetto e rafforzamento della vocazione solidaristica ed orientate verso i ceti più deboli che è un ‘proprium’ ineliminabile del cattolicesimo sociale e politico e della sua storia. Solo all’interno di una cornice ideale di tal fatta è con certezza possibile raggiungere e poi realizzare la liberazione di tutte le energie vitali che una società libera e libertaria genera. Ed infatti il frutto che spontaneamente genera nella società civile da una politica libertaria e solidaristica è proprio il sostegno a quei ceti medi produttivi che sono stati l’espressione viva del genio italiano. Sono queste forze vitali quelle che all’indomani della seconda guerra mondiale hanno reso possibile la ricostruzione dell’Italia ma anche dell’Europa. E quì la tradizione del cattolicesimo politico e sociale si incontra e si fonda armonicamente con la tradizione e la storia delle democrazie liberali italiane ed europee.
Ecco allora che il nuovo polo cattolico che deve nascere sarà libertario ma anche liberale, cioè strenuo difensore della libertà. Per questo si impegnerà senza risparmio di energie alla costruzione di un modello economico nel quale il libero mercato sia terreno di competizione e di creatività, svincolato dai lacci e lacciuoli di uno Stato e di una burocrazia invadente e spesso piegata agli interessi dei grandi gruppi economici e finanziari internazionali.
Questo polo presterà la massima attenzione ed il massimo impegno verso le parti più deboli della società in uno alla realizzazione di politiche sociali imperniate sui principi solidaristici e di sussidiarietà. Su questo terreno la grandezza degli ideali del cattolicesimo sociale e politico va a coincidere nella estensione del suo messaggio profetico e transnazionale con i confini illimitati della realtà geopolitica e del mondo nel quale viviamo, soddisfacendo la sua sete di libertà e di verità.
L’ elaborazione di un progetto economico adeguato e congruo a quanto si va cominciando a configurare e costruire, richiede un ragionamento apposito e specifico. Del pari un approfondimento adeguato e congruo richiede la precisazione delle linee di fondo che devono guidare la politica estera. Occorrerà un appropriato ed opportuno approfondimento e dunque ancora un filo di tempo.